Esistono piccole e grandi imprese che sono da sognare, programmare e se siamo fortunati, anche da vivere.
Ne esistono altre che invece devono essere raccontante.
Il nostro amato Marco Pantani diceva così:
Il ciclismo a me piace perché non è uno sport qualunque. Nel ciclismo non perde mai nessuno, tutti vincono nel loro piccolo, chi si migliora, chi ha scoperto di poter scalare una vetta in meno tempo dell’anno precedente, chi piange per essere arrivato in cima, chi ride per una battuta del suo compagno di allenamento, chi non è mai stanco, chi stringe i denti, chi non molla, chi non si perde d’animo, chi non si sente mai solo. Tutti siamo una famiglia, nessuno verrà mai dimenticato. Chi, scalando una vetta, ti saluta, anche se ti ha visto per la prima volta, ti incita, ti dice che “è finita”, di non mollare. Questo è il ciclismo, per me.
Oggi posso dire che in questa “famiglia” di insani e disperati, è entrato a far parte anche mio fratello Luca.
Chi è ciclista lo sa, la prima salita ha un fascino particolare, è quella che non si scorderà mai. Nel cuore e nella memoria sarà per sempre ricordata come la prima vera impresa! Molto spesso per questo battesimo si sceglie una salita semplice, che comunque ricordata come l’impresa più dura, faticosa, e sudata.
In una calda giornata di agosto, durante le vacanze a Sestri Levante, con una Mountain Bike commerciale usata per i piccoli spostamenti tra casa spiaggia e supermercato, Luca tenta l’ascesa al Passo del Bracco.
Una salita vera!
La lunghezza è di 15 km, che per chi affronta l’asfalto in salita per la prima volta, non è cosa da poco.
Per chi non è abituato a gestire fatica ed energie, questa avventura potrebbe trasformarsi senza preavviso in un incubo da dimenticare.
Purtroppo la sfortuna a volte fa brutti scherzi: quello che doveva essere il primo Passo conquistato, il primo momento di gioia e di gloria sulle due ruote, a 1 km dalla cima, quando già la strada stava spianando, si trasforma di colpo nella prima grande delusione ciclistica. Rottura del mozzo posteriore, impossibile muovere la bici.
Fortunatamente era con il compagno di bici estivo Marco, originario della Valle d’Aosta, con le montagne e le salite nel DNA. Eroicamente lo ha scortato per tutta la discesa attaccato al braccio.
La sconforto è tanto, confesso che è stato tantissimo anche per me, so bene cosa si prova in questi momenti. Intravedere un sogno che non si realizza a pochi metri dalla meritata conquista, brucia ancora di più.
Come fare per dimenticare questa sconfitta? Ovviamente riprogrammando il prossimo tentativo.
Ordiniamo subito i pezzi di ricambio: ruote, catena, copertoni, pacco pignoni, tutto nuovo!
E dopo aver montato i componenti senza nessun aiuto, con le mie semplici spiegazioni fatte a voce, giunge il momento del secondo tentativo! Questa volta in solitaria .
Non posso descrivervi l’emozione che ho provato quando ho ricevuto questa foto tramite whatsapp, ma credo che l’emozione più grande sia stata la sua.
La foto parla più di 1000 parole.
Mario Cipollini diceva:
La bicicletta ha un’anima. Se si riesce ad amarla, vi darà emozioni che non dimenticherete mai.
Ora che lo Spirito Randagio ti ha contagiato, lancio la sfida: A quando il primo Passo assieme? magari chissà… insieme anche a Padre Giuseppe (nostro terzo fratello, alias Johnny per gli amici).