Dopo i brevetti da 200, 300 e 400 km, la strada che porta a Parigi passa inevitabilmente dal brevetto finale di 600 km.
Nella mia programmazione ho scelto la Randonnée Milano Genova Torino Milano, organizzata dai Randagi Prealpini.
Purtroppo questo evento capita in un momento storico emotivamente particolare e molto forte. Tutti noi avevamo ancora negli occhi ciò che è successo alla nostra amata Romagna la settimana precedente.
Ognuno di noi ha sicuramente un parente, un amico, un compagno ciclista di quelle zone, e non si può far finta di niente, non si può rimanere indifferenti verso quello che è accaduto alla popolazione di quella zona. Tin Bota Romagna!
Considerando che le previsioni meteo erano pessime, più volte mi sono confrontato con Mattia e chiesto se avesse senso parteciparvi con la stessa spensieratezza di sempre.
Alla fine la risposta me la sono data da solo. Conoscendo la fama dell’organizzatore, Mister Ciclo Fachiro alias Fulvio Gambaro, avevo la certezza di avere alla spalle un supervisore, un padre, una guida, che non ci avrebbe mai messo in nessuna situazione di pericolo.
Noi ciclisti dovevamo fare solo il nostro dovere, pedalare, a tutto il resto ci avrebbe pensato lui.
Avere alle spalle la certezza di un organizzazione seria e navigata come la sua, vi assicuro che rassicura davvero parecchio.
Alla partenza di sabato mattina incontro tanti amici e facce sorridenti. Mentre sto ancora montando la bici vengo raggiunto da Ivan.
Che piacere rivederlo in sella! A marzo è stato investito da un’auto restando parecchio tempo lontano dai pedali. Rivederlo in sella a maggio per una 600 è davvero una piacevole sorpresa!
In griglia vedo altri amici. C’è pure il mitico cartonato di Aldo, oggi un po’ più inzuppato del solito. Chissà se, con la sua Moulton Bike, riuscirà a traslare rapidamente da un controllo a l’altro anche sul bagnato.
Mentre aspettiamo le 9.30 penso: “che bello, non sta nemmeno piovendo”!
Giusto il tempo di timbrare, partire, sbagliare strada e immediatamente inizia a piovere.
Bello vedere come ognuno di noi interpreti l’abbigliamento contro la pioggia a suo modo. Il goretex la fa da padrona con tutti.
Subito i ciclisti, dopo poche centinaia di metri dalla partenza, iniziano ad indossare abbigliamento con assetto hard rain.
Ma i nostri occhi sono rimasti ammaliati e stupiti dal genio del mitico Bruno. Come un dio greco avvolto tra le nubi si è presentato davanti ai nostri occhi e di tutti quanti in una tenuta a dir poco geniale.
Inizialmente abbiamo pensato che qualcuno stesse partecipando con una barca a vela!
Il “Leonardo da vinci” dei nostri giorni si e’ spinto oltre: era avvolto da una costruzione tipo “serra” ambulante, coprendo corpo e bici. In questo modo e’ riuscito a contrastare vento e pioggia.
Si è meritato l’amichevole soprannome “La Medusa” perché mentre pedalavamo ancora con la luce, immaginavamo la sua bioluminescenza notturna.
Sono partito in compagnia di Mattia e Fabrizio, subito dopo la partenza si unisce a noi anche il mitico Umberto, blogger della pagina “I Dannati del Pedale”.
Si ride, si scherza, fra una pozzanghera e l’altra perdiamo il gruppo e purtroppo anche Fabrizio.
Per tirarci su di morale ci fermiamo ad un bar a Mortara, km 40, per una pausa caffè e smorzare la tensione.
Ci rendiamo conto che la giornata sarà davvero impegnativa, soprattutto per il fatto che Umberto buca subito. E non sarà l’unica foratura!
Che fatica questa pioggia. Siamo ancora in pianura e già sentiamo il peso psicologico della continua concentrazione.
Confesso che non è per nulla semplice, soprattutto quando in un tratto di strada trafficato e controvento, veniamo inondati di acqua dalle auto incontrate in senso opposto al nostro.
Al km 130, dentro di me, chiedo addirittura un segno per capire se sia giusto continuare o no, e la risposta è arrivata immediatamente: continuare! Merito di Fausto, Lino e SMG18 che mi supportano da casa, e di colpo torna il sorriso!
Sulla salita che porta verso il paese di Cremolino l’acqua sembra finalmente diminuire di intensità.
Incontriamo il mitico Sergio, 72 anni, ma con la pedalata di un giovane Grimpeur.
Ci confessa di voler riuscire a conquistare questo brevetto come lasciapassare per la sua quinta Parigi Brest Parigi. Ha 40 ore a disposizione, ce la farà? noi facciamo il tifo per lui!
Raggiunto Cremolino, vedo un impermeabile verde, da lontano mi ricorda Luigi di super Mario Bros, ma in realtà, più mi avvicino, più mi rendo conto che è Fulvio.
Ma cosa ci fa qui? Fulvio sta presidiando un controllo segreto! Bello sentire come i ciclisti apprezzino la cosa, nel gruppo si vocifera “è da un sacco che non si vede un controllo segreto”!
Prima di ripartire, ecco una sorpresa, arriva la Medusa!
Bruno “La Medusa” è in compagnia di Fabio ed Enzo, Ciclisti Corsichesi.
Mentre saliamo sul Passo del Turchino, e sempre sotto la pioggia, Fabio mi confessa che Bruno è molto amico dell’Ingegnere.
Ecco finalmente svelato l’arcano! Dopo l’abbigliamento tecnico sperimentato alla Randombardia del 2019 (in buona parte sotto la pioggia pure quella) l’Ingegnere ha progettato e costruito questo accessorio avveniristico contro le intemperie.
Mi chiedo se davvero possa funzionare un accrocchio del genere, ma se arriva dalla scuola Ingegneristica Corsichese, sicuramente mi sento di dire che sarà vincente!
Passata l’asperità del Turchino, e una mia foratura a pochi metri dalla cima del mitico passo, scendiamo a Genova.
Miracolo! dopo 190 km, la pioggia ci dà una provvisoria tregua.
Ridiamo e scherziamo, notiamo addirittura dei bambini che, incuriositi dall’abbigliamento Medusa, chiedono ai proprio genitori: “Papà papà, perchè una medusa sta pedalando?”, sento rispondere: “figliolo, quel che tu vedi è un ciclista avvolto da un telo magico, degno discepolo spirituale dell’Ingegnere da Corsico”.
Sul lungomare ligure, dopo l’incontro di Super Luigi Fulvio a Cremolino, questa volta tocca a me trasformarmi in Super Mario Flamingo, e di colpo torna ancora una volta il sorriso!
Ad Arenzano, nello stesso locale del controllo della 400, ci fermiamo in focacceria, e finalmente assieme a Fabrizio e Dafne, ci sfondiamo di cibo!
Dopo questa lauta merenda, da Arenzano, ci inoltriamo nell’entroterra ligure.
Bello, con salite cattive e soprattutto selvaggio. Ora capiamo il perché di controlli così ravvicinati: siamo davvero nel nulla, e avere l’appoggio di qualche bar aperto al buio è davvero utile, soprattutto per noi disperati, che non disdegnamo mai le pause.
Fra un temporale e l’altro, il gruppetto formato precedentemente inevitabilmente si allunga e si sfalda fino a Cairo Montenotte, dove è posto il controllo ristoro che ci salva la vita.
La cena con i ravioli del plin, e la cordialità dei volontari, fanno risorgere tanti ciclisti inzuppati fradici.
Si, perché la pioggia continua incessantemente.
Incontro anche l’amico Corrado, mi dice di essere follower del blog. Mi racconta di avere problemi meccanici seri, mi spiace tantissimo.
Alla spicciolata arrivano tutti i ciclisti. Umberto purtroppo con un’altra foratura alle spalle.
Arriviamo a Ceva alle 2 e 30 di notte, giro di boa dei 300 km, con il morale molto basso. Il mio Garmin è annegato e spento definitivamente, troppa acqua.
Ora sono alla totale dipendenza della traccia di Mattia e del suo Garmin.
In questo controllo è previsto il dormitorio in palestra.
Mattia, come Alberto Tomba all’apice della sua carriera, viene riconosciuto come punto di riferimento dello sci alpinismo nostrano. Infatti una signora in maglia FISI, lo idolatra chiedendo subito come un’eminenza del genere fosse li.
Il nostro Mattia, ringalluzzito, risponde dicendo solo “Io, Io, sci alpinismo, sci alpinismo, Alpi centrali, liguri, via Piranesi, ho fatto il Misma scalzo, io posso sbagliare strada tanto faccio sci alpinismo, bla bla bla”.
Meglio andare a riposare, anche se sarà dura.
Come per l’abbigliamento antipioggia, anche per il riposo, vediamo strategie stravaganti, lasciando stupiti e sorridenti gli splendidi volontari che ci ospitano nella palestra.
Io opto per abbigliamento ciclistico asciutto, ma senza pantalone con fondello. In sostituzione a quello uso i boxer con pizza e patatine dire che nutre un discreto successo, soprattutto per il fatto che i miei gambali ricordano autoreggenti discretamente sexy. Credo di aver turbato il riposo a tanti di loro!
Mi sdraio per terra, senza tappetino, come coperta solo un telo termico dorato.
Sarà la tensione, la pioggia, lo sci alpinismo, ma fattostà che Mattia lo sento russare, io invece non riesco a chiudere occhio.
Ripartiamo verso le 4 e 30 di notte, non prima di aver riparato la seconda foratura, ed esserci nuovamente vestiti con goretex. Si, perché piove ancora.
Con le prime luci del giorno arriviamo a Cuneo, dove nella piazza centrale, raggiungiamo Eraldo e Marco, consumando una colazione a base di cappuccino extra large accompagnato da meringhe, brioches e soprattutto Cuneesi al rhum: Top!
Ripartiti da Cuneo attraversiamo zone con allerta meteo rossa. Subito notiamo fiumi in piena, allagamenti molto vicini alle case, e soprattutto tanto personale della protezione civile in allerta.
Ma ecco la sorpresa delle sorprese, il ristoro autogestito di Piero Rivoira. La passione per il mondo delle Randonnée ha portato questo ciclista ad offrire il suo tempo e le sue risorse per rifocillare noi ciclisti, infreddoliti e inzuppati. The caldo, merendine, tanto calore e incitamento, energia allo stato puro!
Alle porte di Torino, ecco un’ulteriore sorpresa.
Mentre pedaliamo veniamo raggiunti e fermati da un ciclista particolare: è Marco, ex randonneur.
Sta passando la mattinata cercando di intercettare ciclisti di passaggio. Con tanto coinvolgimento mi racconta di essere commosso nel vederci passare. Confesso che qualche lacrima è scesa pure a me.
Ascolto i suoi aneddoti, soprattutto mi racconta delle sue Randonne passate in preparazione alla PBP.
A Moncalieri finalmente smette di piovere, e per festeggiare io e Mattia ci fermiamo a mangiare un Hamburger rigenerante. Si, perchè ora ci aspetta la temutissima e maledetta salita di Cavoretto con pendenze oltre il 10%.
E’ davvero paradossale, smette di piovere, iniziano i muri, sembra davvero studiato alla perfezione questo percorso.
Con l’orecchio teso, sentiamo perfino Ausilia che paragona la salita a quelle di Coppa Asteria, maledetti Popolari!
Ausilia e assieme al fratello che sta percorrendo questa 600 in Brompton, davvero due fenomeni!
Il controllo di Cantavenna, al km 504, sancisce la fine delle salite.
E’ davvero strano pedalare finalmente con pantaloni e maniche corte, sembra quasi impossibile.
Arriviamo perfino con un sole molto caldo.
Ad attenderci c’è il mitico Giandonato che ci rimprovera simpaticamente: “i primi sono passati mangiando un biscotto veloce, voi siete in ritardo perchè pensate solo a mangiare! forza forza, ripartire subito!”
Ma pensa te, dobbiamo essere pure sgridati, cosa manca ora?
Ascoltiamo a malincuore il consiglio di Giandonato, ripartiamo subito sapendo che ora ci attendono 100 km di pianura verso Castano Primo, non prima di aver incontrato per l’ennesima volta Ciro e Giovanna e per l’ennesima volta ho pure bucato, siamo a 3 (grazie Mattia per la camera d’aria).
Finalmente arriviamo verso le 23 a Castano.
Ad attenderci c’è Fulvio, senza impermeabile verde, che ci attende con la mitica pasta e fagioli, che meraviglia!
Ora posso dirlo: questa tortura è finita! ahahaha
Il pensiero ora va a Sergio, ce la farà ad arrivare entro le 40 ore?
Su Icron avevo notato che era un po’ al limite con il tempo, ma sul filo di lana, all’1 di notte passata, con il tempo di 39 ore e 50 minuti, conquista un sogno.
Con un margine di soli 10 minuti ce l’ha fatta, conquistando la quinta trasferta Parigina!
E’ lui l’eroe indiscusso di questa Randonnée… assieme al Garmin di Mattia, che ci ha guidato durante le intemperie!
Ci vediamo tutti a Rambouillet!
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