I Tappa: Bormio-Laces
Per la prima tappa il nostro gruppetto di 5 cicloviaggiatori ha deciso di dividersi in due, chi voleva fare il Passo dello Stelvio e chi no.
Il punto di partenza è stato comune: stazione centrale di Milano, ore 6.10 un saluto prima di dividerci e prendere i due treni separati, per chi ha scelto lo Stelvio la destinazione è Tirano, per gli altri, con relativi scambi, la destinazione è Resia, punto di partenza della via Claudia Augusta in Italia.
Le prime pedalate con la mia bici sono strane, la mia Colnago da corsa è più pesante del solito: ritrovarmela con 22 kg, borse, parafanghi, portapacchi mi fa sentire più pesante sui pedali, ma con l’entusiasmo alle stelle ogni peso è dimenticato!
La salita procede regolare, le nuvole la rendono fresca, la pedalata e le gambe girano bene; poi quando a metà salita ricevo un sms di Andrea di incitamento mi sento ancora più in forma, e in men che non si dica siamo sul passo!
Una piadina e una bibita e siamo subito pronti, le nuvole che si avvicinano non promettono bene, meglio andare alla svelta. Vestiti come se dovessimo pedalare in pieno inverno, scendiamo godendoci i famosi 24 km e 48 tornati della salita opposta a quella che abbiamo appena fatto.
Arrivati a Prato ci fermiamo in un buffissimo museo sulla strada dove conosciamo l’artista e dove il mio compagno di salita chiede informazioni per l’acquisto di un totem, in fondo la salita era finita, e sulla bici un oggetto del genere come trofeo di guerra ci stava anche bene.
Il punto di incontro sulla ciclabile era Prato allo Stelvio, ma essendo in anticipo decidiamo di andare incontro ai nostri compagni verso Malles e così assaporiamo il primo tratto di ciclabile che troviamo subito piacevole e rilassante.
Nel giro di pochi chilometri il paesaggio cambia di colpo: da un paesaggio di alta montagna ci ritroviamo immersi in una bellissima ciclabile immersa nei frutteti.
A Glorenza ricomponiamo il gruppo e festeggiamo con un gelato al gusto miele-noci-mascarpone in piazza e poi via di corsa pedalando verso Laces in una splendida cornice al tramonto, dove campi coltivaticon le famose mele della val Venosta ci continuano a fare compagnia.
II Tappa: Laces-Cadino
Dopo una colazione talmente calorica che ci potrebbe bastare per tutta la giornata iniziamo a pedalare.
La ciclabile è davvero piacevole, scorrevole, mantenuta in perfette condizioni, e l’Adige continua a farci compagnia isieme alle mele.
Verso le 11.00 entriamo in Merano e come possiamo dire di no alla visita della birreria Forst?
Forse la scelta di bere una birra doppio malto a quest’ora non risulta essere la scelta migliore ma come poter rinunciare? nell’ora di pedalata successiva alla sosta sento una strana allegria che mi fa pedalare in una maniera molto esilarante.
La ciclabile non passa quasi mai all’interno di centri abitati e, dato che di fare gli esploratori non se ne parla neanche, rimandiamo fino alle 15.00 l’ora di pranzo.
Ci fermiamo in un paese di nome Bronzolo dove il nostro cicloviaggio sembra trasformarsi in una vacanza eno-gastranomica: tutti i nostri buoni propositi di pedalare leggeri, a pranzo mangiando un semplice panino e una cena abbondante la sera, vengo spazzati via da due abbondati vassoi di salumi e formaggi misti.
Dopo 1 ora di pranzo belli “pieni” e riposati pedaliamo in regime passeggiata domenicale, ma perchè prenderla di corsa? Godiamoci il paesaggio!
III Tappa: Cadino-Bussolengo
Se la colazione del mattino precedente era abbondante, quella di oggi lo è ancora di più, e come al solito, belli leggeri e riposati iniziamo a pedalare.
Entriamo in Trento e visitiamo questa simpatica cittadina.
La ciclabile è sempre molto bella, ma il paesaggio inizia a cambiare: le montagne iniziano ad essere più basse e le mele iniziano a far posto a vigne, e nel giro di pochi chilometri le nostre compagne tonde prendono posto a succosisseme uve da vino!
Per pranzo acquistiamo panini a un baracchino di nome “Bicigrill”, ma siccome è ancora presto, scegliamo di pedalare ancora un po’: ce li mangeremo più tardi sulle sponde dell’Adige.
All’altezza di Borghetto purtroppo la bellissima ciclabile che ci ha accompagnato lungo questi tre giorni finisce e iniziamo a pedalare lungo strade percorse anche da auto.
Al centesimo chilometro della tappa giornaliera ecco il Gran Premio della Montagna, uno strappetto di un paio di chilometri che culmina al paese di Zuane, che crea selezione all’interno del gruppo.
Ci aspettiamo in cima e ci facciamo i complimenti, la tappa del giorno è finita, mancano solo 10 km! mai dire in bici che è finita prima di arrivare, soprattutto quando non si conosce la strada!
Bussolengo è in cima a una piccola collinetta che alla sua vista crea una simpatica ilarità!
IV Tappa: Bussolengo-Ostiglia
La colazione dell’ultimo giorno ci riempie a sufficenza, e dopo una pedalata tranquilla, siamo a Verona. Tappa obbligata l’arena e poi, per noi romanticoni, visita al balcone di Giulietta.
In linea d’aria la tappa è molto corta, e si potrebbe scegliere di percorre una strada diretta, ma scegliamo di fare il percorso originale della Via Caludia Augusta e così allunghiamo il percorso perdendoci ogni tanto.
Ci siamo, mancano 20 chilometri e iniziamo a ritenerci soddisfatti… ce l’abbiamo fatta! è finita!
…mai dirlo!
La notrsa guida ci dice che gli ultimi 6 chilometri sono sterrati. Ci chiediamo se farli o no, io e un altro di noi cinque ha la bici da corsa… è il caso? Io penso: ma che problema c’è, ho fatto “l’Eroica”, perchè preoccuparsi? In più eviteremmo la strada trafficata e poi la via Claudia Augusta è quella, dobbiamo farla!
I primi due chilometri, anche se appesantiti dalle borse e con i copertoni lisci procedono regolari fino a quando troviamo un cartello che ci dice: “Dal 15 marzo al 15 settebre per la salvaguardia della riproduzione dell’Airone Rosso consigliamo questa deviazione”.
Che fare? Continuare su uno sterrato tranquillo o inoltraci in una strada che assomiglia a un sentiero mai battuto che si inoltra in una specie di bosco?
Povero Airone Rosse, pensiamo alla sua riproduzione e scegliamo la via più difficile.
Come al solito mai scelta fu più sbagliata!
Dopo un paio di pedalate mi sento assalito da un numero indefinito di insetti-zanzare-pappataci che cercano di succhiarmi più sangue possibile, mi sento un po’ come un esploratore nella foresta amazzonica, alberi e rami bloccano il passaggio e spesso siamo costretti a scendere dalle bici per prenderle sulle spalle e superare tutto quello che blocca il passaggio.
Gli insetti pungono, fanno male, riescono a passare anche i pantaloncini, e a quel punto dico ad alta voce “se buco adesso è la fine”. Tempo 30 secondi e, ovviamente, sento una piccola esplosione sotto al mio sedere, cosa sarà mai? La mia camera d’aria ovviamente…
Il mio primo pensiero è stato: “ maledetto Airone Rosso!”
Mi fermo e invito i miei compagni ad andarsene, meglio che soffra solo io, ma loro con grande spitito di gruppo si fermano e mi fanno compagnia.
Riparo velocemente la gomma e ripartiamo subito.
Lo sterraro amazzonico fortunatamente finisce e la deviazione si conclude sullo sterrato tranquillo, ma non è ancora finita: a un chilometro dall’arrivo buca l’altra bici da corsa.
Mi offro volontario per riparargli la bici, in fondo glielo devo, hanno sofferto tutti assieme a me! Durante la riparazione faccio il classico controllo del copertone per vedere se c’è qualche spina o chiodo rimasto incastrato e subito mi si gela il sangue, durante la fretta della riparazione fatta alla mia bici qualche chilometro prima mi rendo conto di non aver fatto questo importantissimo controllo; mi giro d’istinto verso la mia bici e vedo ovviamente la gomma posterire già sgonfia, Maledetto Airone Rosso!!
Non ho voglia di ripararla, dobbiamo prendere il treno, manca un chilometro, una pompatina e arriviamo a Ostiglia!
Ce l’abbiamo fatta! Foto di gruppo e via.
Arriviamo a Milano verso le 21.20, siamo affamati, e scegliamo di andare a mangiare da Burgher King in piazza Duomo, ce lo siamo meritati in fondo!
Io mi dico: ma sì, dai, una pompatina e ce la dovrei fare, la spina nel copertone si vede, ma la voglia di ripararla e pari a zero, dai, riparo a casa con calma la gomma.
Prendo il mio menù, mi siedo al tavolino, mi giro verso la bici e vedo la gomma nuovamente a terra… MALEDETTO AIRONE ROSSO!
Rinfrancato dalla cena, smonto per l’ennesima volta borse e portapacchi e, davanti a una folla curiosa, identifico la spina nel copertone e sostituisco la camera d’aria.
Una volta in sella mi chiedo quante probabilità ci sono di bucare ancora fra piazza Duomo e casa mia, ma fortunatamente la statistica per una volta mi da ragione e dopo una pedalata notturna per le vie di Milano arrivo a casa dopo questi bellissimi 450 km.
Volete sapere quale è stato il mio ultimo pensiero prima di andare a letto?
…maledetto Airone Rosso!!!